Il Microbiota: quando l'ospite è desiderato

Sempre più spesso sentiamo parlare di quanto sia importante mantenere l’equilibrio del microbiota per permettere al nostro organismo di funzionare alla perfezione, in particolare
per quanto riguarda le sue funzioni di difesa.
Ormai è nota la sua diretta e benefica azione sul sistema immunitario, ma il ruolo che il microbiota può avere nel compartecipare alla genesi di alcune patologie come il morbo di
Alzheimer, è oggetto di ricerche scientifiche.
Uno studio pubblicato sulla rivista internazionale JAD (Journal of Alzheimer’s Desease) ha evidenziato questa correlazione, e, in particolar modo quella tra lo squilibrio del microbiota
intestinale e lo sviluppo di placche amiloidi nel cervello, origine del decadimento cognitivo dei pazienti con patologie. Dunque, il cattivo funzionamento del microbiota intestinale, o
una sua drastica alterazione, può contribuire a favorire la formazione delle placche caratterizzanti della patologia. L’evidenza suggerisce chiaramente che il controllo
dell’intestino, fino ad ora poco considerato, può rappresentare una valida co-strategia terapeutica in certi casi.

 

Ma cos’è il microbiota? E il microbioma, invece?

Il microbiota umano è una colonia estesa di una variegata specie di batteri e funghi che risiedono in diversi tratti dell’organismo umano, ma soprattutto nell’intestino; qui il
microbiota vive senza danneggiare il suo ospite, ma, anzi, apportando numerosi benefici.

Di questa colonia, c’è una buona parte residente e quindi più stabile, ed una flora transitoria più delicata e facilmente influenzata da fattori esterni ambientali come lo stile di vita
comprensivo di abitudini alimentari, stress, uso di farmaci particolari ed età. L’integrità fisica di questa barriera è fondamentale, come l’equilibrio tra le diverse specie che la
compongono; questo equilibrio viene definito eubiosi, ed è dato proprio dalla cooperazione tra le diverse specie esistenti quando ognuna apporta vantaggio all’altra.
Il mantenimento dell’eubiosi caratterizza la nostra salute psico-fisica permettendo la produzione di sostanze che rappresentano la nostra risposta immunitaria, infiammatoria, e
proteggendoci anche nei confronti di malattie di natura psicologica come la depressione.

Il microbioma invece è l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali che quest’ultimo stabilisce con l’organismo ospite; è ovviamente specifico ed unico per ogni
individuo. Il mantenimento dell’equilibrio tra il microbiota e l’ospite rappresenta uno degli strumenti più efficaci e moderni a livello di prevenzione delle patologie; da quelle orali,
intestinali, immunitarie a, come evidenziano studi recenti, quelle neuronali. A tale proposito, è noto uno studio recente che sembrerebbe mettere in relazione la disbiosi, il disequilibrio tra le varie componenti microbiche intestinali, all’insorgenza dello spettro autistico.
Chiaramente sono solo studi embrionali, ma che tendono già a dimostrare il ruolo fondamentale di questo tessuto alleato.

 

Come fare a capire se siamo di fronte ad una disbiosi?

I sintomi della disbiosi possono essere molti e di varia natura: principalmente, ma non solo, riguardano il tratto gastrointestinale e si traducono in gonfiore, meteorismo e flatulenza,
determinati dalla fermentazione scorretta delle fibre alimentari, ma anche disturbi digestivi, dolori addominali, alterazione dell’alvo, fino ad arrivare a sintomi meno localizzati e sistemici
come problemi dermatologici, immunitari, o a coinvolgere la sfera emotiva. Infatti, on è un caso che l’intestino sia anche detto ‘secondo cervello’.

La disbiosi può essere determinata

  •  da uno stile di vita scorretto, sia in relazione al cibo che mangiamo, ma anche al ‘come’ questo viene consumato. Il consumo frettoloso di pasti, soprattutto se
    preconfezionati, iper-calorici, fortemente zuccherini è una causa determinante di disbiosi. In questo caso, è possibile invertire la marcia attraverso l’aumento del
    consumo di frutta e verdura che, contenendo molte fibre, favoriscono la crescita dei batteri, oppure riducendo cibi raffinati e processati.
  • dall’uso di farmaci con un impatto negativo sui nostri microscopici amici. Se sullo stile di vita è possibile intervenire, purtroppo all’uso di molti farmaci non sempre è
    possibile porre rimedio. Risulta che un farmaco su quattro abbia un qualche effetto disbiotico, e tra questi rientrano molecole largamente utilizzate come i
    gastroprotettori. Anche l’uso di antibiotici ad ampio spettro è in grado di distruggere la flora batterica, così come la pillola anticoncezionale e diversi farmaci
    ipoglicemizzanti. Molti di questi farmaci non possono essere sospesi, come anticipato, perché controllano funzioni vitali o evitano effetti collaterali gravi di altri
    farmaci: possiamo però proteggere il nostro patrimonio batterico attraverso l’uso ciclico di prodotti che favoriscono la loro ricrescita e l’attecchimento. Ma sentito
    parlare di probiotici?

 

Cosa significa ‘probiotico’?

Il termine ‘probiotico’ fu coniato nel 1965 dall’unione di due particelle pro (per) e bios (vita): a favore della vita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i probiotici sono
‘microrganismi vivi che somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite’. Presi per via orale, i probiotici contrastano o limitano la disbiosi in modo
che tutto ritorni ad uno stato di equilibrio.
Esistono anche i prebiotici, ovvero sostanze non assorbibili che favoriscono la crescita, nutrendo bifidobatteri e lactobacilli, le principali specie componenti la flora batterica.

Gli effetti benefici dei probiotici sono l’aumento della produzione delle vitamine del gruppo B, il contrasto delle infezioni genito-urinarie e del tratto respiratorio superiore, un
miglioramento della salute orale, un supporto nella digestione del lattosio e la stimolazione della risposta immunitaria. L’uso di alcuni ceppi specifici come i bifidobatteri può essere
utile per contrastare la stipsi, la stitichezza, e ridurre il fenomeno delle coliche gassose, sia dell’adulto che nel neonato; invece, l’utilizzo di lactobacilli, che abitano nello specifico oltre
la barriera intestinale, nella zona vaginale, è fondamentale per mantenere acido il PH del distretto in cui si trovano.
Il genere lactobacillus comprende 260 specie diverse tra loro dal punto di vista metabolico e delle resistenze: ad esempio, la specie Plantarum è un’ottima alleata per cistiti ricorrenti
poiché resistente agli antibiotici e in grado di combattere efficacemente l’insediamento e la crescita dell’E. Coli, principale responsabile delle cistiti.

Una curiosità: il batterio Escherichia Coli di Nissle – così chiamato in onore del medico che ne fece la scoperta nel 1917 – è spesso menzionato in termini molto negativi, per quel che
concerne i ceppi patogeni. In realtà, il ceppo scoperto da Nissle, nei primi del Novecento, fu isolato da uno dei pochi soldati che riuscì a resistere alla diarrea infettiva da Shigella, proprio
per la presenza nel suo intestino di questo batterio.
Attualmente, ceppi geneticamente modificati di Escherichia Coli vengono utilizzati come terapia adiuvante in caso di malattie più gravi come coliti ulcerose, coliti
pseudomembranose e cistiti infettive recidivanti. L’Escherichia Coli stesso riesce a ‘negoziare’ e a tenere a bada le forme patogene del batterio, e a stabilire un dialogo con le cellule che
costituiscono il tratto intestinale, ripristinando la loro funzione di barriera.

Infatti, quando le giunzioni strette tra gli enterociti diventano per così dire più lasse si viene a creare una situazione nota come “Leaky gut syndrome”, ovvero sindrome dell’intestino
gocciolante, ove ciò che fisiologicamente dovrebbe rimanere, comincia a passare attraverso questi “buchi” e, entrando nel sangue, stimola risposte immunitarie e intolleranze.
Da qui emerge l’importanza di cercare di mantenere sempre integra la nostra barriera, il
nostro esercito di difesa.

 

Dunque, come mantenere integro il nostro esercito di difesa?

Possiamo partire, per quanto possibile, dalla moderazione dell’uso di antibiotici, che come noto uccidono batteri buoni e non, ma soprattutto dalla raccomandazione di non usarli mai
in autonomia basandosi su sintomi comuni ad altri o riferendosi a situazioni precedenti: gli antibiotici devono essere utilizzati esclusivamente quando il medico ce li prescrive, nelle dosi
e nei tempi da lui indicati. Il nostro organismo ha innumerevoli risorse e solo quando queste vengono meno bisogna ricorrere all’antibiotico!

Fondamentale anche adottare uno stile di vita sano, scegliere alimenti ricchi di fibre e poveri di zuccheri, ridurre gli alcolici, evitare il fumo, bere molta acqua e praticare sport, o
un’attività fisica compatibile con le proprie possibilità fisiche, meglio se quotidiana.
In certe situazioni e in certi periodi, potrebbe anche essere necessario integrare la nostra alimentazione con prebiotici e probiotici per ripristinare e consolidare il microbiota
intestinale. In farmacia esistono moltissimi prodotti, con formulazioni diverse a seconda delle diverse esigenze, per rispondere ad ogni necessità.
Rispettiamo questo nostro prezioso ospite ed esso si prenderà cura di noi!

 

Dottoressa Cecere Nicoletta

Farmacista presso AFM Farmacie Comunali Ferrara